Nuove relazioni industriali per rilanciare la crescita. L'Italia vive da ormai quindici anni una crisi di crescita. Il rallentamento è iniziato prima, ma è diventato evidente nel confronto internazionale nell'ultimo periodo. La bassa crescita nasce dalla stagnazione, e in alcuni casi diminuzione della produttività.
Ciò ci sta allontanando, in termini di reddito pro-capite, dall'Europa. Inoltre con la produttività ferma le retribuzioni salgono troppo lentamente per dare una percezione di maggior benessere alle famiglie. Mentre i profitti netti nel settore manifatturiero sono in forte calo e non ripagano gli investimenti. Perciò occorre rilanciare la produttività, in modo da innalzare il tasso di crescita complessivo dell'economia senza penalizzare l'occupazione, come accadeva negli anni 70 e 80. Infatti, in Italia, e soprattutto nel Mezzogiorno, ancora troppe poche persone lavorano. E la ricchezza delle famiglie dipende anche dal numero di lavoratori attivi. Per rilanciare la produttività occorre agire su più fronti, sia dentro le imprese sia fuori dai cancelli delle fabbriche.
Un ruolo cruciale può avere un nuovo modello di contrattazione, che punti a un maggior coinvolgimento dei lavoratori agli obiettivi aziendali, sposti le persone verso le imprese che crescono di più, agganci la retribuzione ai risultati. Ciò richiede fiducia e trasparenza tra lavoratori e datori di lavoro. Oggi si parla sempre di distribuire la produttività, ma prima di distribuirla occorre crearla. E un modello contrattuale imperniato sul contratto aziendale e sui premi per obiettivi crea e insieme distribuisce la produttività.